Gli Smiths sono forse il gruppo più importante del rock britannico degli anni Ottanta. Nel Regno Unito la loro popolarità rivaleggia con quella dei Beatles: a distanza di vent’anni dal loro scioglimento riescono ancora a guadagnare regolarmente copertine dalle maggiori riviste musicali inglesi e a vincere sondaggi su sondaggi. Morrissey, il leader della band, è ormai oltremanica ben più di un cantante: è un’icona culturale. I suoi testi sono un ineguagliabile mix di rabbia e arguzia. Morrissey ha immaginato la morte della regina e messo la Thatcher sulla ghigliottina, convertito migliaia di ragazzi al vegetarianesimo, e forse salvato la vita ad altrettanti aspiranti suicidi solo con la forza del suo humour.
A metà tra biografia e saggio critico, Gli ultimi inglesi si propone di ricostruire la complessa mappa di riferimenti elaborata in venticinque anni di canzoni da Morrissey. Una mappa fatta di suggestioni musicali, letterarie e cinematografiche: dai gruppi femminili degli anni Cinquanta a Oscar Wilde, da Sandie Shaw al Free Cinema britannico, da James Dean a Pasolini. Senza tralasciare gli scandali che hanno visto coinvolto Morrissey e la sua band: dalle accuse di istigare la pedofilia a quelle di razzismo per aver sventolato l’Union Jack durante un concerto; fino alle controverse dichiarazioni sul “quarto sesso” di un uomo sempre sospeso tra passione e astinenza. Autoelettosi “figlio ed erede di niente in particolare”, Morrissey è così portavoce di una generazione (o forse più d’una) e campione indiscusso di stravaganze e contraddizioni, amarezze e ironie tutte inglesi.
Questo libro contiene anche la “Smiths – Morrissey Playlist”, curata da Gianni Santoro, che ripercorre in trenta brani quasi tre decenni di carriera, tra ossessioni e desideri, tic e scandali di un uomo che ha “trasformato la malattia in canzone”: Morrissey, l’ultima popstar, l’ultimo inglese.
Manuali per imparare a suonare, letteratura musicale, testi tradotti e immagini.