Come scrisse Kenneth Lee Karpe nelle note di copertina di Ray Charles at Newport
“È la somma totale delle reazioni della sua gente ed è segnato dall’essere un portavoce del suo tempo.
Quando la sua musica è felice glorifica la felicità, quando è triste le sue richieste sono i pianti, i pianti molto personali,
degli uomini nel dolore.
E quando è arrabbiato la sua rabbia è quella di una
moltitudine.
Lui è un uomo senza tempo, fuori dal tempo, perché canta di valori umani.”
Personaggio contraddittorio sia a livello umano sia artistico (ha alternato capolavori ad album mediocri o trascurabili), una vita unica e irripetibile, Ray Charles ha attraversato epoche diversissime e segnate da cambiamenti radicali, quasi
incurante, talvolta perfino sprezzante, con la tipica risata e sempre a testa alta.
Una storia tutta americana, la sua, a volte difficilmente comprensibile in un’ottica attuale o rispetto a concetti etici e morali convenzionali, tuttavia ci troviamo di fronte a chi è stato soprannominato The Genius.
Ogni altro discorso è superfluo.
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